figliol prodigo – padre misericordioso e fratello grasso

Le molte possibili letture di questa pagina di Luca (un capolavoro) possono portare al paradosso. Così  se prima il brano era detto del “figliol prodigo” , dopo si è passati a chiamarlo “il padre misericordioso“. Ma c’è anche “il fratello maggiore” del primo, “il figlio perduto/ritrovato, figlio dello stesso padre.  Cambiando il punto di vista possiamo percepire “ il fratello grasso ” fino ad arrivare al “vitello maggiore” passando attraverso i porci. C’era una storiella , una parodia. Per ridere. Risi allora, ma oggi non potrei aggiungere niente a quanto ricordato. Tanto bene !!!

Sul sito, anche recentemente, sono stati pubblicati gli acquerelli che illustrano la parabola. Questo sopra è dipinto sul retro di uno di questi.

Alla lettura stamane su Famiglia Cristiana del commento al vangelo di domenica di don Fabio Rosini, ho voluto riprendere in mano il foglio e pasticciarci su. Era già pesante e sordo… lieve è rimasta la figura del padre

Aggiungo il link  http://www.famigliacristiana.it/blogpost/iv-domenica-di-quaresima-anno-c—31-marzo-2019.aspx

e, per il momento, nient’altro.(Se un pittore non si spiega con le immagini o è mediocre lui o sono mediocri quelli che guardano il suo lavoro)

Riprendo alla sera del 29.

Questa mattina “ho rotto il digiuno” appendendo il foglio alla finestra nel chiostro alle Grazie.

Avevo necessità di muovermi e così l’ho arrotolato infilandolo nel porta pacchi della bici. Al viaggio ho aggiunto più servizi. L’occasione di essere in città mi ha lasciato spazio per salutare alcune persone. Monsignor Sandro Piussi (stava nell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Udine) non contempla la possibilità che io possa immaginare qualcosa oltre quanto riferito dai vangeli, tuttavia, oggi, se non fosse stato occupato, avrei provato a chiedergli della “madre”. La sposa del padre misericordioso e  madre del figliol prodigo e del fratello maggiore …Quello più grasso.

Il numero 12 del settimanale “La Vita Cattolica”ha ( per due volte) annunciato due conferenze  promosse da “Glesie Furlane” su Fortunaziano

 La (mia) prima  ricostruzione ideale di Fortunaziano.  L’acquerello prestato per corredare il presente articolo è  “disperso”. Potrebbe essere della fine degli anni ’90

La rececente pubblicazione di Lukas J. Dorfbauer «Fortunatianus redividus» (2017) ha proiettato nuova luce sulla figura e sulle opere di Fortunaziano, vescovo di Aquileia dal 342 al 369.
Su questo padre della Chiesa aquileiese, Glesie Furlane propone due conferenze che si terranno a Venzone, in sala Patriarca Bertrando, alle ore 15.30 di domenica 24 marzo e di domenica 7 aprile.

Nel primo incontro Alessio  Peršič  parlerà  (ha già parlato!) di «Fortunaziano “redivivo”, primo padre aquileiese: il vescovo e lo scrittore».

Nel secondo Gabriele Pellizzari terrà una relazione intitolata «Fortunaziano di Aquileia fra i pionieri dell’esegesi biblica latina».

Il ciclo di due incontri vuole essere anche un omaggio alla figura del prof. Renato Jacumin, mancato nel 2012, che, negli ultimi anni prima della morte, si stava occupando proprio di Fortunaziano con ricerche e studi rimasti purtroppo incompiuti.

Di Fortunaziano poco si sapeva se non che accolse in Aquileia, nel 345, sant’Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto, che era stato costretto all’esilio per essersi opposto all’arianesimo. Successivamente, però, lo stesso Fortunaziano, per influsso dell’imperatore Costanzo, si sarebbe avvicinato a posizioni ariane, non opponendosi alla condanna di Atanasio decisa dal Concilio di Arles
Nuova luce sul vescovo aquileiese è stata portata da Lukas Dorfbauer, docente all’Università di Salisburgo, il quale nel 2013 ha scoperto in un codice del IX secolo,
conservato nella biblioteca del Duomo di Colonia, dei testi di Fortunaziano: un Commento al Vangelo di Matteo e, in piccola parte, di Luca e Giovanni.
S.D. (Oggi ho salutato anche S.D. e Altri alla Vita Cattolica. Ma di corsa!)

Sono passato alla Caritas per fotografare il “primo padre aquileiese” che sta – incatenato- lì. Non lo ricordavo così brutto!

Sapevo di essere intervenuto sul quadro prima di donarlo, ma non avevo documentato i santi martiri del coronamento, il post’it, e la “nuova faccia da redivivo”. La luce del luogo mi ha consentito ciò e nulla più

Mi ripeto !

Il professor Alessio Peršic , che mi aiutò nella definizione del volto e nel nome del cartiglio,  in una prima  conferenza sul primitivo vescovo tenuta a Udine,  fu condizionato dall’opinione espressa in quella sede da monsignor Piussi al punto di rimuovere prontamente dallo schermo questa immagine.

Qualche settimana fa, una trasmissione televisiva parlava di Settimio Severo https://www.romanoimpero.com/2009/07/settimio-severo-193-211.html

così ho fatto qualche ricerca in proposito. Sulle barbe in uso fino al IV secolo nell’Impero dell’ Antica Roma e sul possibile colore della pelle http://ilkim.it/esistevano-antichi-romani-di-colore/

Non è che voglia avere ragione  … ma il confronto e il dialogo per alcuni non esiste. Non è ammessa la discussione!

Don Sandro continua a dire ‘NO’  anche se un abbondante Gabriele (con una sola ‘l’ nel cognome) lo sollecita. In cuor suo è è già un pallido ‘sì’. Ma tanto, troppo pallido da vincere l’ “umore nero“!

Senza alcuna commissione ufficiale avevo confezionato la raffigurazione del padre aquileiese di origine africana

Ora desideravo una opportuna collocazione del quadro, perciò pensai ad alcuni che, per diversi motivi, potessero sentirsi interessati. Chiesi la disponibilità di esporlo in luogo di rappresentanza offrendolo “in deposito permanente” (regalato per sempre!) a: “ARLEF”; Ufficio Beni Culturali della Diocesi; “Casa Cavazzini; Direzione Messaggero Veneto; Direzione Caritas Udine; Settimanale “Il FRIULI”; Associazione Culturale “i colonos”; Fondazione CRUP (Friuli); “La Patrie dal Friûl”/ “Glesie Furlane”. Estesi la proposta anche all’Arciprete della Chiesa metropolitana, a Pietro Fontanini (Provincia di Udine), al Seminario, all’Arcivescovo, alla TV “Tpn udine, Alla redazione di Udine de “il gazzettino”.

Il primo e l’unico che mi rispose fu don Luigi Gloazzo – direttore della Caritas (sensibile, per sua ammissione, alla gratuità: No vevi capît, se al è “sore nuje” …)

Quindi non c’è posto – in assoluto – migliore del secondo/terzo piano di quell’edificio in via Treppo!

Entrando ho chiesto subito  il permesso di poter fotografare il “fortunaziano” appeso in corridoio. Sono passato oltre la porta aperta della direzione. Don Luigi era di spalle impegnato al computer. Il dipinto è lì, a fianco dell’uscio. Prima di andarmene ho indugiato, ma non volevo disturbarlo. Però lui si è accorto e sorpreso mi ha guardato preoccupato!

Mi sorrida! Gli ho intimato. Vado via!

E come cavando dalla bocca un bacio con tutte le dita della mano convergenti in punta, mi ha salutato… (Sul motivo del gesto solo lui potrebbe dirlo con certezza. Anche io quando insegnavo smorzavo potenziali complicazioni mandando baci. Ma lo facevo raccogliendo ed accompagnando  il “messaggio d’amore” con la mano aperta. I ragazzi e le ragazze ridevano. … Basta che non abbiano pensato a me come a un maniaco-sessuale !)

È possibile che, dopo il primo padre  Fortunaziano, nei Seminari educhino i futuri Sacerdoti all’ equilibrismo e al silenzio già dalle prime classi.

Venerdì il Vicario Generale era in ricevimento, ma mi è parso inutile andarlo a salutare. Forse ho sbagliato. O forse gli ho offerto un’altra opportunità (chance)

Sarei potuto salire dall’Economo. Forse avrebbe gradito: il 3 aprile (mercoledì) c’è la Festa … (Anche quella della Patria del Friuli) di “padre Luigi“. San Luigi Scrosoppi.

 «Maledetto l’uomo che confida nelluomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore si allontana il suo cuore» (Geremia 17, 5)


Avevo qui sospeso per andare ai “Quaresimali d’Arte” in duomo. L’ultimo.

Il signor Andrea, uno dei sacrestani mi ha prestato una matita. Mi sono fatto un ripasso delle quattro virtù cardinali (Fortezza Prudenza Giustizia e Temperanza. Nella foto, i simboli di queste , mutuate dai graffiti esterni, sono riproposti dipinti sulla colonna alla “Casa di Betania” a Trivignano Ud.) e dei sette doni dello Spirito e li ho scritti  leggendo la PREGHIERA INIZIALE prima di cominciare.

Non ho pensato di ricordare i dodici frutti. Ma ricordavo di averli riportati sulla tavola dell’ ISSR. Eccoli scritti in rosso(…). Mi sono preso degli appunti alla catechesi dell’Arcivescovo: “Il peccatore è un abito vecchio macchiato di peccato – I vizi rendono vecchi – Il vizioso ha qualcosa fuori posto .Non ho potuto fare a meno di pensare alla lisa  e vecchia giacca che avevo con me e che ha rivestito – come un’armatura – il mio corpo lercio di peccatore sulla via del ritorno. In bici mi è servita!

GRAZIE all’Arcivescovo e agli organizzatori di questi appuntamenti

(presenti, anche se lontani, don Alessio e don Luciano. Parola di Ribaudo)

Uscendo sono stato riconosciuto da una Madre di Lumignacco

(non la suora della foto in alto benedetta dallo Scrosoppi santo “pregabile”).

Mi conosceva come assiduo  – ABITUDINARIO – suonatore, anche feriale. Di “ogni giorno” e lì a Lumignacco, nella stessa C.P.di Pavia di Udine, che è anche Lauzacco, difettano di un “organista fedele”. Hanno una “ragazzetta ma …” . Deduco essere “infedele”

Essendo più vizioso che virtuoso non potevo  non essere scosso

ho dovuto dire che sono stato licenziato da don Valerio. E lei ha voluto sapere e dire quello che non so. Il perché!

Più che la suora, il discorso mi ha trascinato fino in piazza Patriarcato. Per chiudere e tornare al paese con le consorelle che l’attendevano in auto, mi ha chiesto se avevo lasciato mia moglie. Mia moglie? Lasciato? Non capivo. ” È qui con sua moglie?” allora ho subito compreso! Figuriamoci. Magari: l’ho invitata ripetutamente, come i figli … Figuriamoci se è un ‘sì’, magari detto per sbaglio!

Non mi ero nemmeno curato di guardare se la bicicletta c’era ancora  … felice di ritrovarla al suo posto – fedele –  con lei mi sono avviato.

Stavo bene avanti sulla via del ritorno che mi sono ricordato del foglio alle Grazie. Ero intenzionato a toglierlo oggi dal chiostro.

Lo dico subito, perché l’ho pensato.

Per necessità sono disposto a venderlo.  Sono due acquerelli al prezzo  delle bollette (solo quelle due scadute !) che ho in evidenza sul frigorifero della stanza dove sto. Un affare! (Provo a fare il mercante di me stesso recuperando un po’ di considerazione dell’ operato che altri negano)

Questo è il retro, il magnifico retro che pone con il gioco delle mani  in corrispondenza, in ricerca di corrispondenze,  i fratelli. Maggiori e minori.

La paternità e la maternità di DIO PADRE sono espresse. I figli sono ugualmente amati. Ma i fratelli …

La parabola del “Padre misericordioso”, un capolavoro!

Sono uso ad ascoltare alle 9.00 la Messa trasmessa dal santuario . I frati, i tecnici di radio Mortegliano o altri molto spesso interferiscono, si fanno i dispetti e scherzano mutilando o disturbando le “prediche”. Oggi , forse il celebrante è rimasto addormentato, la Messa  non è andata in onda. Così da Radio Spazio mi è arrivata la voce dalla cattedrale. Al posto di don Luciano – come già scritto assente /lontano – perché in compagnia delle persone sole , si è presentato un Sacerdote vincenziano,  padre Valerio. Ho ascoltato solo l’inizio dell’omelia per raggiungere a sant’Agata il  nostro parroco don Valerio. Ma anche lui non c’era. Lo sostituiva un altro Sacerdote che ha fatto una stupenda lettura del brano di Luca.

Avevo trovato un mio spazio di servizio nella Chiesa. Lo svolgevo con “fedeltà e …coraggio!”(Mi si consenta la critica con le migliori intenzioni a quelli che ho lasciato. “Apri le tue braccia”, più che mai pertinente, è già viziato (un “errore armonico” come direbbero i musicisti) e brutto di suo, con la lentezza e le incerte voci in questa domenica laetare è più allegro il silenzio!) Quando Laura oggi mi ha chiesto se me la sentivo di leggere le ho risposto di NO. Sono emotivo e vado educato. (Aveva osato perché leggo alla “Via Crucis”. Ma lì siamo quattro o cinque semplici ).

Da diverso tempo fatico a staccarmi dal fondo della chiesa. Oggi ho fatto lo sforzo.

Da sordo non ho capito se don Gianfranco (?) che viene da Santa Maria la Longa è Sacerdote salesiano od orionino. Volevo raggiungerlo e  parlargli. Dai cenni di molti capi avevamo capito  la sostanza della sua predicazione della Parola di Dio . Aveva catturato l’attenzione dell’Assemblea. Poiché già catturato  a sua volta da una Signora che non lo mollava, Laura, la sacrestana di prima  mi ha informato: è impegnato alla “Viarte” …e  vorrebbe tanto avere una Parrocchia. Per continuità…“Per non sprecare !” Ho aggiunto.

Il blando pregiudizio che riservo ai salesiani mi ha fatto pensare ad una effimera facile lusinga al punto di  fidarmi di più delle stitiche, lignee “due parole” di don Valerio.

Tuttavia da giovedì, dall’ultima volta che ha celebrato a Lauzacco, le sue parole mi risuonano stonate come “qualcosa fuori posto“!

Diceva:”Chi vuol stare fuori della Chiesa è libero di stare!”

E se volessi restare dentro ? Mi domando. (Non ho visto segnali  …)

“Lei doveva prendere quei soldi” mi diceva incidentalmente un Parroco non molto tempo fa. “Si vede che avevano capito di aver sbagliato!”

Io non avevo interpretato l’episodio come richiesta di perdono. Delle scuse tangibili. Piuttosto avevo pensato ad una sorta di “TFR” (Trattamento di Fine Rapporto) …

È palese la difficoltà di essere fratelli nonostante l’amore del Padre…

  palese tutta la fragilità dell agire umano a  causa di  alcuni uomini di Chiesa incapaci  di abbassarsi … L’evidenza negata o taciuta mina la fiducia fino a maggior danno: l’inutilità  della “mediazione sacerdotale”.

L’armatura del singolo per le alleanze fra “giusti” diventa scudo potente. Per difendersi da chi? Dalle insidie di chi?

Anche la lettera di San Paolo agli Efesini (6,10-20) proposta nell’ultimo quaresimale può presentare ambiguità, se doppio è l’uomo!

La parabola sempre odierna  del “PADRE MISERICORDIOSO” comunque la  si declini e interpreti rimanda  all’unica Signoria  immutabile .

Ancora da Geremia (17, 7-8)

«Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell’anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti.»

Come Pasqua anticipata un primo fiore  di Coelogine cristata si è aperto nonostante i tagli dello scorso anno e  la siccità prolungata. Gli pseudobulbi sono grinzosi per la protratta sofferenza ma l’ “anima” è viva.  Toglie e offre  il meglio.

E oggi – primo d’aprile – i fiori aperti sono due


 

Ieri 3 aprile sono salito a Udine

per togliere  l’acquerello dal chiostro (a chi potrebbe interessare?!)