CORPUS DOMINI

«La festività del «Corpus Domini» può essere vissuta come un prolungamento dinamico dell’Incarnazione.

Il mistero di Dio che nel Figlio si fa carne, nel memoriale eucaristico si fa cibo e bevanda per sancire la dignità di ogni uomo, di ogni storia, di ogni speranza, di ogni gesto d’amore e per indicare la destinazione eterna della stessa vicenda cosmica».

(Dal commento  alla liturgia per  il “Corpus Domini”di Monsignor Nicola Borgo su La Vita Cattolica)

La coincidenza della solennità del  “Corpo e del sangue del Signore” (per la Chiesa universale) con la “Visitazione di Maria ad Elisabetta” ,

le parole di Borgo e … mi hanno suggerito questa proposta.

Dall’ “Ara di Ratchis” – Cividale : sette fronde della palmetta di lato alla Vergine  verdeggiano

Il germoglio , per opera dello Spirito Santo,

per effusione dello Spirito Santo potrebbe farsi … giardino . Invece c’è l’aridità dei cuori, e la …paura, così il deserto continua!

Penso che Nostro Signore sarebbe capace di farsi qualche punto di sutura per strapparsi nuovamente pur di farsi riconoscere …

Ma già l’ha spezzato una volta quel pane. Dovrebbe bastare!

emmaus

Corpus Domini (dalla tavola in deposito all’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Udine)

Maria – uscita dal Cenacolo – indica il Figlio Corpo eucaristico …

Dedico a tutti quelli che oggi  (che vuol dire sempre!) spezzeranno il pane … incapaci di parlarmi.


Ho impegnato la mattina per arrivare … e tornare da Udine.

Ho pedalato e non ho patito il caldo. L’altro ieri ho inavvertitamente cancellato l’unica fotografia decente dei Santi Canziani e pensavo di rifarla oggi.

Non ho potuto raggiungere il quadro perché l’aula era occupata.

Scendendo le scale ho visto che -nel “Totem” lato PENTECOSTE-  la Santa Maria indugia nel Cenacolo: senz’altro l’Umile sta dando la precedenza alle altre Signore  (“alcune donne”) che s’intravedono ancora larvate (per esse non c’è nemmeno il nome!) fra gli esuberanti apostoli (mi accorgo di aver tagliato PIETRO in alto a sinistra sopra Giacomo e Giovanni)

Chissà quale sarà il loro posto nella “Città di Dio“?

Dal “Totem -lato PENTECOSTE ” il particolare con la Gerusalemme celeste (Oggi rimosso da l’ Istituto Superiore  di Scienze Religiose – Udine)

Prima di andare all ISSR,  avevo raggiunto il santuario mariano cittadino per aggiornare secondo la festa del Corpus Domini,

per incollare le tre carte sovrapposte, ritagliate in tondo, cosparse in superficie con un cucchiaino di farina (che ho osato  chiedere ieri a mia moglie) e cotte a simulare il “Santissimo Sacramento”.

E l’ho incollato il simbolo della EUCARESTIA dove andava incollato:

della COMUNIONE ne ha parlato anche l’Arcivescovo nella Messa Crismale trascorsa.

Con l’acqua della vasca dei pesci ho potuto distendere il foglio acquarellato col Magnificat per esporlo alla finestra.

L’avevo arrotolato sul portapacchi.

Il parroco del duomo , che avrei salutato, non l’ho trovato né in ufficio, né in cattedrale.

Davanti al Palazzo Patriarcale , fra gli alberi dopo il  Vicolo e il Palazzo Lovaria appena superato,

ho incrociato il primo cittadino.

Andavo di corsa e prima di attraversare la strada, poiché ci siamo parlati alcune volte mi è venuto spontaneo salutarlo energicamente:” Buongiorno Sindaco” .

Ma lui non deve avermi nemmeno sentito o visto. Distratto dalla conversazione al telefonino si è girato dall’altra parte. Nessun problema.

( Potrebbe anche essere un problema!

Aggiungo la sera del 2 giugno:

dopo aver suonato alla Messa prefestiva a Persereano, ho pensato di raggiungere Marta che “malvolentieri” nel primo pomeriggio mi aveva informato che sarebbe stata nell’orchestra ( i fiati del Conservatorio) al “Giovanni da Udine” per il Concerto della Festa della Repubblica.

Arrivavo mentre tutti se ne stavano andando … 

È stata Marta a vedermi per prima:” Ciao, hai visto la mamma?

” Non ti vergogni di me?”, è stata la replica alla sua domanda.

NON SI È VERGOGNATA DI ME!

Glielo ho anche chiesto un paio di volte. Io potevo dirmi orgoglioso di una bella figlia in elegante abito. Mi ha presentato l’amica e la mamma di questa.

La mamma, mia moglie, intuivo fosse lì, era uscita con Michele, senza dirmi dove sarebbe andata: ha seguito negli anni tutti i Concerti al Teatro Nuovo di tutti i  nostri figli. Ma farmelo sapere è opzionale…

Fra tanti, ho nuovamente incrociato il sindaco Fontanini  avvolto da un gruppo di persone. Gli ho fatto un cenno con la mano mentre guardava nella mia direzione.

È un’opzione anche salutare un  sindaco che non è il sindaco del tuo paese, ma lui mi aveva onorato scegliendo i disegni per la pubblicazione, “Opinioni Personali” di D’Aronco. E c’erano state anche altre attestazioni di stima da parte sua.

Nemmeno corrispondere è obbligatorio, perciò il Sindaco:

  1. ha guardato senza vedere;
  2. gli ho fatto involontarie scortesie;
  3. …potrebbe essere il problema. O forse, no!

Con la coda dell’occhio mi è parso riconoscere nel più alto di tutti Emanuele Bertoni, il docente referente regionale delle consulte giovanili.

Il carattere e l’intraprendenza devono averlo molto aiutato. Sono subito tornato indietro, uno dei muri di sostegno all’ingresso del teatro lo nascondeva .

Con un gesto ho salutato anche lui che era già pronto :” Ven chi !” Ma con solo un passo era arrivato lui da me.

Mi ha abbracciato con calore ed entusiasmo tali da attivare  con premura una bimbetta “Io sonfia”.

Una dura prova per un sordo come me! “Chi sei tu? Sofia?” Sì mi ha risposto sono Sofia e sono sua figlia allungandomi una manina per auto-presentarsi …

“Ce fastu?” ha ripreso il padre…

C ‘eravamo  conosciuti quando insegnavo a Gemona. Con stupefacente attenzione e partecipazione ha ascoltato un minuto di conversazione.

Con altrettanta disinvoltura – ho visto il repentino  viraggio perché lo stavo guardando –  mi ha abbandonato. “Bon,  tenti cont. Mandi”.

È successo quando ho nominato la parola supplente. “Ah, tu eris supplènt?”. Sì, solo supplente, ma mi sono impegnato con tutto quello che potevo! )

Mi sono infilato nel “Barbaro” portone spalancato

(Lo stemma della famiglia veneziana dei Barbaro che diede a Udine almeno due/quattro  patriarchi è scolpita sull’architrave. Oggi non l’ho guardato, ma so che c’è.

Una ruota rossa in campo bianco-) .

illustrazione per “Eutanasie di un Patriarcjat” di Antoni Beline. (Uno dei fratelli di pre Antoni si chiama PIO. L’autore de “Il Pastore”, Erma,  aveva un fratello di nome PIO. Come papa. Il primo pio: papa  PIO I  appunto. Punto e chiusa parentesi)

La porta dell’Archivio storico era chiusa , aperta invece quella opposta del Museo Diocesano.

Il direttore, mio maestro a Passariano, il professor Bergamini stava arrivando.

Lui che sempre mi precede calorosamente nel saluto, oggi non voleva: tre volte gli ho detto buongiorno prima che rispondesse. Forse aveva fretta: per abbreviare la strada ha piegato sull’erba fuori dal vialetto.

Appena varcato l’accesso del “giardino del vescovo”, stavano lasciando il bar Ginevra e Lucio i restauratori del Museo diocesano.

Ginevra a suo modo mi ha sorriso … però Lucio , dopo essersi alzato dalla sedia mi voltava le spalle  –  forse entrava a pagare ! Non me la sono sentita di fermarmi.

Sistemata la bici ho raggiunto a piedi il Palazzo della Porta (Curia arcivescovile), ma sono subito tornato indietro.

Il portone Barbaro, apertissimo poco prima adesso era serrato. Chiusissimo!  Ho pensato a una trappola!

Ho guardato alla porta vetrata del Museo senza vedere alcuno e ho suonato all’Archivio.

Dopo un poco, mentre si apriva  di nuovo il portone, pesantemente, in automatico,, si apriva anche la blindatissima porta dell’Archivio. Per caso. Non ero io l’atteso!

Ma la Provvidenza ha lavorato per un felice re-incontro.