Carta blu

Dentro un sacco nero di plastica malridotto che mi è stato lasciato alcuni rotoli preziosi di carta tinta. Per semplicità l’ho chiamata “Carta blu“. Federico Zeri avrebbe detto “cerulea“. Forse si tratta di “carta azzurra per scenografia ” questo è un nome commerciale. Ma Cennino Cennini nel suo Manuale non altera e l’appella con : indaca !

Andrò a rileggermi il capitolo XIX nella mia copia de ” Il libro dell’Arte”  !   https://it.wikipedia.org/wiki/Libro_dell%27Arte

L’ambiente veneto, padovano, di Cennino sarà culla per molta parte di nobile pittura perciò preceduta da studi e disegni su carta blu .

Il « PORDENONE  » fece largo uso della carta indaca.

L’imminente Mostra dedicata al Pittore, https://www.comune.pordenone.it/it/citta/eventi/calendario/mostra-il-rinascimento-di-pordenone gli eventi collaterali e la disponibilità di carta blu già compromessa dalla luce ma solo in parte stinta, mi hanno spinto a questa sorta di piaggeria.

Ho abbozzato ieri   “a mo’ del Pordenone ” due studi con ritratti eseguiti a carbone, acquarellati d‘ocra rossa e nero vite e lumeggiati a biacca (ma invece la pur vecchia matita è solo un gessetto!).Del resto non ero nuovo, pur ignorante, a simili pastiches https://www.mam-e.it/dizionari/dizionario-arte/dizionario-2762/

Nei decenni scorsi non avevo forse eseguito per l’oratorio privato, su committenza, senza intenti fraudolenti, una tela che imita ben tre o quattro lavori del de’Sacchis Antonio ?

Quando in passato avevo il privilegio di accompagnare i miei figli a studiare musica  a Gorizia , vedevo di frequente il maestro Valter Sivilotti ed alcune volte ci siamo parlati. Non l’ho più incontrato.  Dalle fotografie mi sono venuti questi disegni. Migliore mi pare il piccolo!

La «prima assoluta» dello «Stabat Mater» del compositore friulano Valter Sivilotti inaugurerà, mercoledì 23 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone, la mostra dedicata al pittore friulano rinascimentale Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone (Pordenone, 1483 – Ferrara, 14 gennaio 1539).

Vittorio Sgarbi a mo’ del “PORDENONE”

Cocuratrice Caterina Furlan (non ho pensato di ritrarla. Fu direttrice del Centro di Restauro dopo la mia presenza – quale allievo- nella Villa Manin di Passariano) Di lei aggiungo il contributo seguente http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/sacchis-giovanni-antonio-detto-il-pordenone/

Se Sgarbi fosse Dio sarebbe facile ritrarlo. Ma ritrarre Dio è impossibile! Posso solo ‘cercarne il volto’ . Come ognuno “Bisognoso del Sacro oggi” come sempre!
Dico questo per un’altra Mostra che ieri pomeriggio ha preso il via nel complesso basilicale della Madonna delle Grazie a Udine. Il titolo: «Il tuo volto, Signore, io cerco»

21 “Artisti europei”nel Salone dei Sette Santi Fondatori alla presenza dell’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Organizzata e promossa dalla Scuola Cattolica di Cultura e dal Movimento ecclesiale di Impegno culturale, l’esposizione è curata dal pittore Claudio Mario Feruglio, che è anche presidente del raggruppamento artistico Aura.

E Claudio che spesso mi fa partecipe delle sue mostre mi ha invitato per l’inaugurazione. E ci sono andato. Come visitatore. Con l’ingresso a Scuola sono uscito dal giro dell’Arte. Risale al 2006 la mia ultima partecipazione come autore alla esposizione  “LE BEATITUDINI” nella Abbazia di Sesto al Reghena . I due lavori sono ricoverati nella sede degli Istituti Teologici (I.S.S.R, etc.)  di Udine. Questa notte ho letto, con scarsa riflessione, i contributi al catalogo. […]

Solo ieri, con sorpresa, ho notato sul nuovo Bollettino la fotografia di un mio lavoro (“in IV copertina Opera di Gianni Di Lena pei i Santi Ermacora e Fortunato”. Ieri nella liturgia per San Luca il suo vangelo era proprio quello dei 72 discepoli inviati due a due). Mi ha fatto umanamente piacere. Grazie ha chi ha provveduto ad aiutarmi nella missione.

Non per “togliere la scena” ma per la consuetudine di “dire la mia” sulla liturgia domenicale, ho utilizzato la carta blu, un intero rotolo largo 60 centimetri per 2 metri e mezzo di lunghezza, per preparare un lavoro. Lavoro che usualmente appendo alla finestra distante venti passi dalla porta dove oggi si trova la mostra. Quanto alle cose da rappresentare  non ho mai avuto indicazioni esterne. Ho sempre avuto”carta bianca” … Ma l’invito di Claudio , la sua attenzione e riguardo mi hanno fatto pensare. Lui solo, quando altri avrebbero potuto farmi partecipe dell’iniziativa … Allora ho pensato di svolgere autonomamente il tema  sul versetto 8 del salmo 27

Con un anno di ritardo  (il tempo necessario a preparare questa mostra) rispetto alla “Settimana della Bellezza” di Grosseto che presentava lo stesso tema, la ricerca del volto è arrivata a Udine. Allora avevo solo ipotizzato un mio impegno diretto che avrei declinato. Lo stesso, allora sono andato alla ricerca di come , autorizzato dalla incarnazione di Dio, avevo risolto l’immagine di Gesu nei miei lavori. Introduco nuovamente il linkhttps://giannidilena.altervista.org/il-tuo-volto-io-cerco-fra-i-miei-lavori/

PREGARE SEMPRE CERTI DI ESSERE ASCOLTATI ( e  GUARDATI DAL DIO NASCOSTO)

Don Fabio Rosini questa settimana è puntuale http://www.famigliacristiana.it/blogpost/xxix-domenica-del-tempo-ordinario-anno-c-20-ottobre-2019.aspx

dal Vangelo di Luca:E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

 

Quando, a fine inaugurazione, col buio sono uscito nel chiostro a svolgere l’intero rotolo di carta, padre Francesco -il priore- che stava avvicinandosi mi ha apostrofato: “Dovevi farlo proprio adesso?”

Eh, sì! Gli ho prontamente risposto. Così non torno domani! (Non so se l’è bevuta. Il giorno prima l’avevo incontrato nella sala già allestita ed avevo parlato! Erano presenti Feruglio col suo collaboratore …,  e la Professoressa Gabriella Bucco  presentatrice della rassegna).

Questa mattina, distratto dalla scrittura ho aperto la radio giusto in tempo per la benedizione finale della Messa dal Santuario. Celebrava, come d’uso di sabato, padre Francesco.( Talvolta – se non lo tagliano – invia messaggi subliminali

Alle fotografie non belle e sfocate dovrei aggiungere altri particolari. Vedo di provvedere. Ecco:

L’intero rotolo di carta a terra completamente svolto come lenzuolo che accoglie il corpo morto. I bastoni alle estremità sono diversi

si tratta di due rami di sambuco decorticati e svuotati dal midollo. Uno è legno secco, l’altro verde. Nella sostanza, non solo tinto!

Verrebbe voglia di cavare il sudario: un blando rilievo suggerisce il volto nascosto. Non lì ! Guardiamo invece la ferita al costato …

 gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua » ( Gv 19,34 ).

Il rosso dice di sangue, di umanità . Mezzo sangue – divino – si mesce col sangue dell’uomo – di ogni uomo – percosso e ferito. Col luminoso verde, procedente in senso contrario, ho inteso evidenziare la consegna dello Spirito del Figlio al Padre …Mi viene ora in conforto una catechesi del Santo Giovanni Paolo II (che opportunamente abbrevio)

GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 1° agosto 1990

 

1. Nell’enciclica Dominum et vivificantem ho scritto (n. 40): “Il Figlio di Dio Gesù Cristo, come uomo, nell’ardente preghiera della sua passione, permise allo Spirito Santo, che già aveva penetrato fino in fondo la sua umanità, di trasformarla in un sacrificio perfetto mediante l’atto della sua morte, come vittima di amore sulla croce. Da solo egli fece questa oblazione. Come unico sacerdote, “offrì se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9, 14)”.

 Il tema dell’odierna catechesi è il momento della croce.
2. Fissiamo l’attenzione sulle ultime parole pronunciate da Gesù nella sua agonia sul Calvario.

Nel testo di Luca esse suonano così: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). … Gesù sulla croce accetta la morte, consegnando al Padre il suo spirito (cioè “la sua vita”).  Gesù rende (cioè consegna) il suo spirito al Padre nella prospettiva della risurrezione. Affida al Padre la pienezza della propria umanità, nella quale però sussiste l’Io divino del Figlio unito al Padre nello Spirito Santo. Tuttavia la presenza dello Spirito Santo non viene manifestata in modo esplicito nel testo di Luca, come avverrà nella Lettera agli Ebrei.

3.Occorre prendere in considerazione la formulazione un po’ diversa delle parole di Cristo morente nel Vangelo di Giovanni.

Vi leggiamo: “E dopo aver ricevuto l’aceto Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, rese lo spirito” (Gv 19, 30). L’evangelista non mette in rilievo la “consegna” (o “affidamento”) dello spirito al Padre. L’ampio contesto del Vangelo di Giovanni, e specialmente delle pagine dedicate alla morte di Gesù in croce, sembra piuttosto indicare che quella morte dà inizio all’invio dello Spirito Santo, come Dono consegnato alla dipartita di Cristo.

Tuttavia, anche qui non si tratta di un’affermazione esplicita. Non possiamo, però, ignorare il sorprendente collegamento che sembra esistere tra il testo di Giovanni e l’interpretazione della morte di Cristo che si trova nella Lettera agli Ebrei.

Il suo autore parla della funzione rituale dei sacrifici cruenti dell’antica alleanza, che servivano alla purificazione del popolo dalle colpe legali, e li paragona al sacrificio della croce, per poi esclamare: “Quanto più il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere della morte, per servire il Dio vivente” (Eb 9, 14).

Come ho scritto nell’enciclica Dominum et vivificantem (n. 40), “nella sua umanità (Cristo) era degno di divenire un tale sacrificio, poiché egli solo era “senza macchia”.

Ma l’offrì “con uno Spirito eterno”: il che vuol dire che lo Spirito Santo agì in modo speciale in questa assoluta autodonazione del Figlio dell’uomo, per trasformare la sofferenza in amore redentivo”. Il mistero dell’associazione tra il Messia e lo Spirito Santo nell’opera messianica, contenuto nella pagina di Luca sull’annunciazione di Maria, traspare ora nel passo della Lettera agli Ebrei. Qui è manifestata la profondità di quell’opera, che arriva alle “coscienze” umane per purificarle e rinnovarle per mezzo della grazia divina, ben oltre la superficie della raffigurazione rituale.

4. Nell’Antico Testamento più volte si parla del “fuoco dal cielo”, che bruciava le oblazioni presentate dagli uomini (cf. Lv 9, 24; 1 Cr 21, 26; 2 Cr 7, 1).

Così nel Levitico: “Il fuoco sarà tenuto acceso sull’altare e non si lascerà spegnere; il sacerdote vi brucerà legna ogni mattina, vi disporrà sopra l’olocausto” (Lv 6, 5). Ora, sappiamo che l’antico olocausto era figura del sacrificio della croce, l’olocausto perfetto. “Per analogia si può dire che lo Spirito Santo è il “fuoco dal cielo”, che opera nel profondo del mistero della croce. Provenendo dal Padre, egli indirizza verso il Padre il sacrificio del Figlio, introducendolo nella divina realtà della comunione trinitaria” (Dominum et vivificantem, 41).

Per questa ragione possiamo aggiungere che, nel riflesso del mistero trinitario, si vede il pieno compimento dell’annuncio di Giovanni Battista sul Giordano: “Egli (il Cristo) battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt 3, 11).

Se già nell’Antico Testamento, di cui si faceva eco il Battista, il fuoco simboleggiava l’intervento sovrano di Dio che purificava le coscienze mediante il suo Spirito (cf. Is 1, 25; Zc 13, 9; Ml 3, 2. 3; Sir 2, 5), ora la realtà supera le figure nel sacrificio della croce, che è il perfetto “battesimo con cui il Cristo stesso doveva essere battezzato” (Mc 10, 38), e al quale egli nella sua vita e nella sua missione terrena tende con tutte le sue forze, come egli stesso dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 49-50). Lo Spirito Santo è il “fuoco” salvifico che dà attuazione a quel sacrificio.

5. Nella Lettera agli Ebrei (Eb 5, 8) leggiamo ancora che Cristo, “pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì”.

Venendo al mondo aveva detto al Padre: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10, 9). Nel sacrificio della croce si realizza fino in fondo proprio questa obbedienza: “Se il peccato ha generato la sofferenza, ora il dolore di Dio in Cristo crocifisso acquista per mezzo dello Spirito Santo la sua piena espressione umana . . . Ma, nello stesso tempo, dal profondo di questa sofferenza . . . lo Spirito trae una nuova misura del dono fatto all’uomo e alla creazione fin dall’inizio. Nel profondo del mistero della croce agisce l’amore, che riporta nuovamente l’uomo a partecipare alla vita, che è in Dio stesso” (Dominum et vivificantem, 41).

Perciò nei rapporti con Dio l’umanità “ha un sommo sacerdote che (sa) compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato” (Eb 4, 15): in questo nuovo mistero della mediazione sacerdotale di Cristo presso il Padre, c’è l’intervento decisivo dello “Spirito eterno”, che è fuoco d’infinito amore.

6. “Lo Spirito Santo come amore e dono discende, in un certo senso, nel cuore stesso del sacrificio che viene offerto sulla croce.

Riferendoci alla tradizione biblica possiamo dire: egli consuma questo sacrificio col fuoco dell’amore, che unisce il Figlio al Padre nella comunione trinitaria. E poiché il sacrificio della croce è un atto proprio di Cristo, anche in questo sacrificio egli “riceve” lo Spirito Santo. Lo riceve in modo tale, che poi egli – ed egli solo con Dio Padre – può “darlo” agli apostoli, alla Chiesa, all’umanità” (Dominum et vivificantem, 41).

È dunque giusto vedere nel sacrificio della croce il momento conclusivo della rivelazione dello Spirito Santo nella vita di Cristo.

È il momento-chiave, nel quale trova il suo radicamento l’evento della Pentecoste e tutta l’irradiazione che ne emanerà nel mondo.

Lo stesso “Spirito eterno” operante nel mistero della croce apparirà allora nel cenacolo sotto forma di “lingue come di fuoco” sulle teste degli apostoli, a significare che sarebbe penetrato gradualmente nelle arterie della storia umana mediante il servizio apostolico della Chiesa. Siamo chiamati a entrare anche noi nel raggio d’azione di questa misteriosa potenza salvifica che parte dalla croce e dal cenacolo, per essere attratti, in essa e per essa, nella comunione della Trinità.

Le fibre longitudinali segnate con carbone come fossero fibre di sindone sulla carta indaca sono binari di comunione e corrispondenza fra cielo e terra. Vi sale la preghiera, la richiesta, il ringraziamento, la lode. Discende lo Spirito. Che “i sette santi doni” e le “fiamme” vestano di luce verde è solo un dettaglio da pittori che – nella perenne Pentecoste nel mondo  – potrebberlo intendere anche “Uomini di Chiesa” (Sacerdoti e Vescovi compresi!)

L’Arcivescovo Mazzocato alla inaugurazione della mostra ha evocato l’immagine della Veronica impressa sul sudario (Acheropita).

Prima versione (scartata) per la Via Crucis del duomo Lignano Sabbiadoro 2015. Andava “disassata”!

come carta

nel buio della tomba

Lì intorno, infatti, ma non fra i morti va ricercato il volto

 «Perché cercate tra i morti colui che è vivoNon è qui, è risorto.

Quando ho insegnato al Bearzi c’era lo stesso Sacerdote salesiano che oggi – domenica 20  ottobre –  ha celebrato a Lauzacco. Potrebbe trattarsi di don Fabrizio (non sono sicuro di ricordare il nome). Non è stato in grado di imitare e seguire  l’esempio del compagno di studi , il Missionario in Cina che ieri ci ha visitato . Così ci ha detto. Ma da educatore è senz’altro capace di altro!

Bene,  commentando la lettera al giovane Timoteo, ci ha raccontato della suggestiva Messa di Ordinazione  al Diaconato di quattro giovani ieri pomeriggio in Cattedrale.

Ha riferito di come l’avesse colpito, a consegne avvenute , l’abbraccio del Presule ai nuovi Diaconi. ” Deve conoscerli bene: si vedeva che era un gesto fatto col cuore. Come di padre al figlio!”

Anch’io ho seguito in radio fino a tutta l’omelia  del Vescovo, poi ha avuto precedenza una persona venuta da me…

Il nuovo diacono Luca Presotto alcune volte è stato a casa mia ed ho conosciuto qualche timore ma anche le speranze dei genitori. (Poche parole a Bevazzana) A tante qualità corrispondano anche tante grazie per l’impegnativo servizio dell’ANNUNCIO e dell’INSEGNAMENTO della PAROLA di CRISTO.
Che sappia VIVERE  IL VANGELO. Questo il mio augurio per lui e gli altri tre.

E GRAZIE  all’ Arcivescovo il cui servizio (più alto) fra noi ha raggiunto i dieci anni . (Grazie di cuore anche se schiva e non risponde a tutte le domande poste)

Il mio aiuto viene dal Signore